Il Periodo di comporto è un argomento che spesso do per scontato! Mea culpa.
Infatti è molto importante conoscerlo per la tua azienda.
Di cosa si tratta? Adesso te lo spiego per bene.
Ti sarà sicuramente capitato che un lavoratore rimanga in malattia, anche per poco tempo. Questo può capitare e il diritto del lavoro tutela la malattia del lavoratore attraverso l’INPS e del divieto di licenziamento.
Questa tutela NON è infinita!
Infatti il nostro ordinamento prevede che il lavoratore ha diritto alla conservazione del proprio posto di lavoro per un periodo di tempo che deve essere determinato: questo periodo viene chiamato comporto.
L’unico caso in cui l’azienda può licenziare il lavoratore durante il comporto è per giusta causa: ossia in ipotesi di crisi aziendale o nell’ipotesi in cui il dipendente abbia posto un comportamento particolarmente grave da ledere irrimediabilmente il rapporto di fiducia col datore di lavoro.
Se l’assenza del lavoratore supera il periodo di comporto, tu, imprenditore, puoi licenziare il lavoratore in malattia.
Cosa succede alla retribuzione durante la malattia (comporto)?
Durante il periodo di malattia il lavoratore ha diritto a un’indennità giornaliera, normalmente posta a carico dell’Inps e anticipata dal datore di lavoro.
Spesso i contratti collettivi nazionali (CCNL) prevedono un’integrazione aggiuntiva rispetto all’indennità corrisposta dall’INPS a carico dell’azienda.
Per gli impiegati (esclusi quelli del terziario) l’indennità di malattia è a carico del datore.
Quanto dura il periodo di comporto?
La durata è stabilita dalla legge, dagli usi e dal contratto collettivo di lavoro nazionale (o individuale, se più favorevole). Personalmente ti consiglio di guardare direttamente il CCNL, lì troverai la risposta più veloce.
Intatti nei CCNL generalmente viene indicata la durata del periodo di comporto, la quale aumenta al progredire della qualifica del dipendente e della sua anzianità di servizio.
Presta particolare attenzione a questo: il superamento del comporto in relazione all’anzianità del lavoratore va valutato al momento in cui pensi che il tuo lavoratore con la sua malattia lo abbia superato.
Ma attento!
Non licenziare mai nessuno senza aver prima inviato una missiva di “contestazione” al lavoratore in cui fai riferimento al periodo o ai periodi di malattia effettuati dal lavoratore in modo che egli possa eventualmente risponderti e segnalare eventuali inesattezze.
Questo perché devi essere estremamente sicuro che il lavoratore abbia superato il periodo di comporto!
Se non lo ha superato e tu lo licenzi, rischi di doverlo reintegrarlo perché il licenziamento è nullo.
Proprio questo è stato confermato recentemente dalla Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con sentenza 22 maggio 2018, n. 12568.
In questa sentenza la Cassazione ha stabilito che il licenziamento intimato per il perdurare delle assenze per malattia o infortunio del lavoratore è nullo se accade prima del superamento del periodo massimo di comporto fissato dalla contrattazione collettiva o, in difetto, dagli usi o secondo equità.
Ci sono molti altri aspetti che devi tenere in considerazione ed è per questo che nelle prossime settimane pubblicherò altri articoli per approfondire ulteriormente questo argomento.
Per il momento sappi che ti consiglio di non avventurarti da solo ad effettuare un licenziamento per superamento del periodo di comporto. Se hai domande specifiche contattami o prenota una consulenza gratuita con me così che ne possiamo parlare insieme.
Ho il metodo che fa al caso tuo.