Continuano a raccontare tutti che i giovani, io compreso, non avremo una pensione.
I dati demografici sembrano dare ragione a questa affermazione così drastica, ma drammaticamente reale.
Il problema è che nel nostro Paese a fronte di una forte cultura del risparmio, non c’è mai stata una altrettanto forte cultura della Previdenza, ovvero della pensione.
A riguardo il Welfare Aziendale può essere un ottimo strumento per aiutare questa cultura.
Ma non solo!
Può essere uno strumento molto utile soprattutto per quei lavoratori che ritengono di non aver alcun interesse in altri beni e/o servizi previsti dal Welfare Aziendale.
Ma cos’è e a cosa serve la Previdenza Complementare?
Sarò un po’ tecnico, ma il tema che tratterò oggi lo impone.
La previdenza complementare, disciplinata dal D.lgs. 5 dicembre 2005 n. 252, rappresenta il secondo pilastro del sistema pensionistico. Il suo scopo è di integrare la previdenza di base obbligatoria, detta anche di primo pilastro.
Per la maggior parte dei lavoratori stiamo parlando di integrare la pensione dell’INPS!
La posizione pensionistica integrativa del singolo lavoratore dipende:
- Da quanti contributi ha versato:
- Da quanto e per quanto tempo ha versato quei contributi.
I destinatari dei fondi pensione sono:
- i lavoratori dipendenti, privati e pubblici;
- i soci lavoratori e i lavoratori dipendenti di società cooperative di produzione e lavoro;
- i lavoratori autonomi e i liberi professionisti;
- persone che svolgono lavori non retribuiti in relazione a responsabilità familiari;
- lavoratori con un’altra tipologia di contratto.
I fondi possono essere:
- I fondi chiusi, forme pensionistiche complementari istituite dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell’ambito della contrattazione nazionale, di settore o aziendale.
- I fondi aperti, forme pensionistiche complementari istituite da banche, imprese di assicurazioni, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM).
- I Piani pensionistici individuali (PIP), rappresentano i contratti di assicurazione sulla vita con finalità previdenziale
- I fondi pensione preesistenti. Si tratta dei fondi pensione già esistenti al 15 novembre 1992, ovvero prima del Decreto legislativo del 21 aprile 1993, n. 124 (provvedimento abrogato dal D.lgs. 5 dicembre 2005, n. 252) che ha istituito la previdenza complementare.
Il limite di deducibilità dei contributi sia da parte del lavoratore che del datore di lavoro di € 5.164,57, come indicato dall’art. 8 del D.Lgs. 252/2005.
Proprio per incentivare la partecipazione dei lavoratori, a quest’ultimi di prima occupazione successiva al 01.01.2007, e soltanto per i primi 5 anni di partecipazione alle forme di previdenza complementare, é consentito, nei 20 anni successivi al quinto anno di partecipazione, dedurre dal reddito complessivo contributi eccedenti per un importo non superiore ad € 2.582, 29.
I contributi versati dal datore di lavoro a fondi di previdenza complementare, risultano esclusi dall’ordinaria contribuzione e assoggettati a contribuzione di solidarietà ex art. 16 del D. Lgs. 252/2005.
Ovvero una aliquota del 10%.
Perché è interessante questa soluzione nel Welfare Aziendale?
Perché di fatto stai riconoscendo una rendita un domani ai tuoi lavoratori.
Soldi che potranno davvero essergli utili quando andranno in pensione, ma non solo!
La Previdenza Integrativa può essere utile anche in altre occasioni perché l’assicurato ha sempre la possibilità di poter chiedere le anticipazioni di quanto versato, al 75% massimo per i seguenti motivi:
- Spese sanitarie;
- Acquisto prima casa;
- Per altre esigenze (max 30%).
Comprenderai bene ora perché questa scelta, se ben spiegata, può rappresentare davvero la soluzione principale per i tuoi lavoratori!
Così facendo gli avrai davvero aperto loro la possibilità di avere un futuro più roseo!
Se anche tu vuoi creare valore per i tuoi dipendenti, contattami, sarò lieto di rispondere alle tue domande!