Considero le trasmissioni di attualità piuttosto noiose e superficiali. Si autodefiniscono di approfondimento, ma sinceramente non ci vedo nessuna profondità nell’esaminare la realtà o la notizia.
Una eccezione capita sempre.
Così l’altra sera, mentre si trattava del tema “priorità per il Paese”, ecco che un opionionista afferma che la vera emergenza per l’Italia è il Lavoro!
“Troppi giovani vanno a lavorare all’estero e troppe persone non sono spronate a trovare il posto di lavoro”.
Forse ha colpito sul punto.
In questi giorni la difficoltà nel reperire personale sta diventando sempre più presente all’interno del dibattito pubblico.
Una difficoltà che colpisce anche imprese di personaggi famosi come Alessandro Borghese (https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/25/alessandro-borghese-non-trovo-personale-oggi-nessuno-vuole-piu-lavorare-in-un-ristorante-i-ragazzi-non-accettano-che-fare-lo-chef-sia-faticoso-e-sottopagato/6366934/).
Sembra sia solo colpa di retribuzioni basse: è davvero così?
Guardiamo bene i dati.
In base al bollettino ISTAT rispetto ai livelli pre-pandemia (febbraio 2020) il numero di occupati è inferiore di oltre 390 mila unità, con il tasso di disoccupazione risulta stabile sia nel complesso (9,3%) sia tra i giovani (27,3%).
Quindi esiste un bacino di disoccupati da cui attingere per trovare personale.
Eppure salgono gli inattivi, ovvero il numero di persone in cerca di un lavoro. Tra luglio e agosto cresce il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni: Il tasso di inattività sale al 35,8% (+0,2 punti)
Quali possono essere le cause?
Molti assegnano la colpa al Reddito di Cittadinanza, ma i numeri non possono avere un unico imputato in questo processo.
Anche perché la tendenza è a livello mondiale.
«Mi dimetto. E cambio vita» appare essere la nuova filosofia post-COVID.
E ci sono pure dati che ci aiutano a capirlo: 480 mila lavoratori italiani, un quarto del totale delle cessazioni del rapporto lavorativo da aprile a giugno, l’85% in più rispetto all’anno scorso, hanno presentato le proprie dimissioni!
Negli Usa questo fenomeno viene definito come “Great Resignation”, ovvero lavoratori presentano le proprie dimissioni alla ricerca di flessibilità, obiettivi aziendali ben definiti, crescita personale, identificazione con il business aziendale.
Cosa ci aiutano a capire questi dati?
Il mercato del lavoro, è composto da domanda e offerta. Queste di devono incontrare. Quando queste due curve si incontrano, il punto viene definito “equilibrio di mercato”.
Quando vendi un tuo prodotto cerchi di capire chi possa essere il cliente ideale, cosa voglia da te, dal tuo brand e dal tuo prodotto.
E a quale prezzo è disposto ad acquistarlo.
Il mercato del lavoro va affrontato nello stesso modo: devi mostrare cosa la tua azienda offre, al candidato target corretto.
Cosa significa candidato corretto?
Il candidato non deve essere uno qualsiasi, bensì deve essere
- competente,
- capace,
- indipendente,
- che abbia voglia di lavorare
- che generi un ROI (Ritorno dell’Investimento) positivo nella tua azienda!
Se la tua azienda non trova dipendenti, è perché sono lontane da quello che i candidati vogliono da una azienda, da un posto di lavoro.
E come ti ho dimostrato, numeri alla mano, non è soltanto una questione di retribuzione.
Devi creare un processo che ti consente di individuare con certezza chi è il migliore collaboratore per la tua esigenza specifica.
Devi comunicare cosa la tua azienda fa per i propri dipendenti, come si differenzia sul mercato del lavoro.
In poche parole: perché un candidato dovrebbe preferire te ad un tuo concorrente, anche più grande di dimensioni.
Ti sembra una cosa molto complessa, vero?
In realtà, non lo è!
Già in Welfare Terapia di avevo accennato al fatto che nel periodo post COVID i lavoratori avrebbero cambiato le priorità sul lavoro.
E ti spiegavo di come il Welfare Aziendale può offrirti una soluzione a questo cambiamento.
Nulla è cambiato!
Ora come allora il Welfare Aziendale è la tua arma principale per poter vincere nel mercato del lavoro.
Una soluzione che stanno usando già oggi molte aziende proprio per raggiungere il candidato in target per loro.
Una prima soluzione te l’ho già fornita.
Ora sta a te decidere se vuoi rimanere al palo e attendere che gli scarti delle selezioni dei tuoi concorrenti vengano da te, mentre tu rimani fermo nella crescita e nel fatturato.
Oppure desideri percorrere una nuova strada che ti possa permettere di raggiungere i candidati migliori, in meno tempo e poter aumentare il fatturato della tua azienda.
Se hai questi obiettivi, allora non ti resta che far altro che prendere un appuntamento con me per capire come possiamo raggiungere insieme gli obiettivi che ti sei posto!